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Introduzione riabilitazione gomito
L’articolazione del gomito è un’articolazione molto complessa: posta tra il braccio e l’avambraccio, viene coinvolta in ogni gesto della vita quotidiana. Consente i movimenti di flessione (piegamento dell’avambraccio sul braccio) ed estensione (allungamento dell’avambraccio), e prono-supinazione (rotazione dell’avambraccio come per girare un pomello). Permette, praticamente, di orientare la mano nello spazio ed è protagonista di svariati interventi fisioterapici per i quali è prevista una riabilitazione gomito-avambraccio.
Possiamo pensare al gomito come un’articolazioni a “cerniera”, o ginglimo: si tratta di un’articolazione mobile formata da una parte cilindrica (dell’omero) contenuta in una loggia concava (dell’ulna), esattamente come avviene per i costituenti delle cerniere.
In realtà alla formazione dell’articolazione del gomito concorrono tre ossa e tre articolazioni distinte. Le tre ossa sono l’omero (l’osso lungo del braccio), il radio e l’ulna (le due ossa lunghe dell’avambraccio). Le tre articolazioni, incluse in una unica capsula articolare e supportate da un sistema capsulo-legamentoso che ne conferisce stabilità, sono:
- L’articolazione omero-ulnare (la vera e propria articolazione “a cerniera” di cui abbiamo parlato sopra), è un’articolazione a ginglimo angolare: è formata dalla troclea omerale (la parte convessa della cerniera) e dall’incisura trocleare dell’ulna (la parte concava), garantisce il movimento di flesso-estensione del gomito.
- L’articolazione omero-radiale, detta condilare è un’articolazione composta dal condilo omerale e dal capitello radiale e partecipa anche nei movimenti di rotazione.
- L’articolazione radio-ulnare, detta a ginglimo laterale. Anche questa una “cerniera”, è costituita dalla testa del radio e dall’incisura radiale dell’ulna e permette i movimenti di prono-supinazione.
Il gomito è un complesso articolare piuttosto superficiale ed è facilmente apprezzabile alla palpazione: si possono infatti percepire sotto le dita le varie regioni delle ossa coinvolte (l’epicondilo e l’epitroclea omerale, il capitello radiale, l’olecrano dell’ulna). Proprio perché non è ricoperto da altri tessuti, è così frequentemente esposto a traumi, cui conseguono svariate lesioni.
SCRIVICI SU WHATSAPP!Patologie del gomito: quando rivolgersi al fisioterapista?
Fra le patologie più comuni del gomito troviamo le problematiche legate ad un sovraccarico funzionale: celebri sono l’epicondilite e l’epitrocleite, veri incubi per i tennisti e per i giocatori di padel. Non è raro però registrare questo tipo di degenerazioni infiammatorie in persone non sportive che passano molte ore al computer: impugnare invece del manico della racchetta un semplice mouse è la causa scatenante di malesseri in tutto e per tutto simili. Tra le lesioni traumatiche possiamo ricordare, poi, le lesioni a carico dei tendini del muscolo bicipite o, più raramente, del muscolo tricipite. Ancora, la borsite olecranica, le fratture e le lussazioni del gomito sono eventi traumatici piuttosto frequenti.
In particolare, per frattura si intende la rottura di almeno una delle tre ossa del gomito, del capitello radiale, dell’olecrano dell’ulna, delle regioni articolari dell’omero. Fra gli sportivi, ma non solo, è un tipo di lesione abbastanza frequente – soprattutto in quelli che praticano pattinaggio, skate o ciclismo. Di solito avviene in maniera accidentale per una caduta all’indietro appoggiando la mano a terra, nel tentativo di proteggersi e rallentare l’impatto.
La lussazione si verifica, invece, quando i capi articolari dell’avambraccio scivolano fuori dalla loro naturale posizione. Fino a quando la lussazione non viene ridotta (quindi fino a quando non si ricollocano nella loro sede i capi articolari dislocati) rappresenta un evento traumatico molto doloroso. La lussazione è frequente nei bambini per lo più al di sotto dei cinque anni di età, e si manifesta a seguito di uno strattone: da qui la raccomandazione di non afferrare mai i piccoli per i polsi durante i giochi, ed evitare trazioni brusche. Il problema, di solito, è facilmente risolvibile con una manovra che riporta in sede l’articolazione da parte di uno specialista o del pediatra, ma possono verificarsi sequele a lungo termine, soprattutto in caso di lussazioni continue.
Negli adulti, dopo quella della spalla, la lussazione del gomito è la più frequente lussazione articolare. È causata da traumi diretti al braccio teso, come quelli derivati da una caduta al suolo o da incidenti stradali.
Non è raro che lussazioni e fratture di gomito si manifestino contemporaneamente: il quadro clinico, in questo caso, si dice “complesso.
CHIAMA ORA!Trattamento specialistico
Il trattamento delle lesioni del gomito può essere conservativo o chirurgico:
- in caso di trattamento conservativo si prevede un periodo di immobilizzazione della durata di 3-4 settimane con un gesso o con un tutore;
- in caso di trattamento chirurgico, dopo l’intervento volto a ristabilire i corretti rapporti articolari, segue sempre un periodo di immobilizzazione che varia a seconda delle indicazioni del chirurgo.
Una delle complicazioni più frequenti, proprio per la complessità di questa articolazione, è la rigidità articolare. Questa varia a seconda del tempo di immobilizzazione e dalla gravità del danno subito. Per il recupero dell’articolarità è comunque fondamentale una corretta mobilizzazione, non appena consentita dal medico.
Riabilitazione gomito: tecniche e strumenti
Il primo obiettivo della fisioterapia è di cercare di ridurre il dolore e l’edema. Per questo ci possiamo avvalere, qualora prescritte, di terapie strumentali come la magnetoterapia, il laser e la tecarterapia.
Sarà poi fondamentale ripristinare il range articolare e quindi il movimento consentito dall’articolazione: mediante delle mobilizzazioni passive e, appena possibile, attive assistite, il Fisioterapista mirerà a recuperare i vari schemi motori e a ripristinare il controllo neuromuscolare.
Il terzo tempo riabilitativo prevede l’esecuzione di esercizi di rinforzo (anche con vari ausili tra cui bende elastiche e pesi): si ottiene il ripristino di un corretto utilizzo dell’arto superiore e si procede verso un graduale rientro alla normale attività quotidiana e di seguito poi a quella sportiva.
Concludendo, per un buon successo è necessaria una stretta collaborazione fra il Medico chirurgo, sia esso Ortopedico o Fisiatra, il Medico radiologo (che non abbiamo menzionato, ma che è cruciale nei momenti in cui si definisce la diagnosi e durante il percorso riabilitativo e/o post-chirurgico, per verificarne l’andamento), il Fisioterapista e il Preparatore atletico, che si inserirà nelle ultime fasi del percorso del paziente.
Il lavoro d’équipe è fondamentale nel campo riabilitativo come lo è il gioco di squadra nello sport.