In questo articolo parleremo delle fratture dell’astragalo, un importante osso del piede essenziale per il movimento e le funzionalità della caviglia. Esploreremo le cause, i sintomi e le modalità di diagnosi e infine ci concentreremo sui rimedi.
Che cos’è l'astragalo e con quale incidenza subisce delle fratture?
L’astragalo (o talo) è l’osso del piede che si rapporta con le due ossa lunghe della gamba (tibia e perone) per formare l’articolazione della caviglia. Non dà inserzione a tendini muscolari e la maggior parte della sua superficie è occupata da cartilagine articolare: queste due particolarità fanno sì che l’apporto vascolare destinato al talo sia molto scarso, se paragonato alle altre ossa brevi del nostro corpo. Questo rappresenta un fattore di rischio determinante per complicanze gravi che possono verificarsi a seguito di fratture dell’astragalo o di un intervento chirurgico (necrosi ossea).
L’astragalo è il secondo osso più grande del complesso osseo del tarso e concorre, con il metatarso e le falangi, a formare lo scheletro del piede. Possiede forma cuboidale e si compone di tre porzioni: in senso prossimo-distale (cioè se lo osserviamo allontanandoci dalla gamba alla punta delle dita) riconosciamo il corpo, il collo e la testa. Il collo dell’astragalo è la parte più sottile dell’osso e proprio per questa sua caratteristica rappresenta la sede di minore resistenza al traumatismo. Il collo del talo va incontro a fratture con un’incidenza maggiore di quella che coinvolge le altre due regioni ossee. Fortunatamente, le fratture dell’astragalo sono molto rare e rappresentano l'1% di tutte le fratture e il 3%-6% delle fratture del piede.
Tuttavia, l’importanza di valutare e trattare al meglio questo tipo di infortunio è cruciale per la prevenzione delle complicazioni che possono sopraggiungere: è infatti importante una corretta diagnosi tramite adeguati indagini strumentali per riconoscere la gravità e l’andamento della frattura.
Come diagnosticare le fratture dell’astragalo
L’impiego di strumenti di diagnostica per immagini è un ausilio fondamentale per il Medico Chirurgo. La formulazione della diagnosi, lo studio di una terapia adeguata e l’elaborazione di una prognosi non può prescindere da:
- Rx in diverse proiezioni, al fine di identificare al meglio la rima di frattura (ossia, il punto esatto in cui si verifica la frattura).
- TAC, indagine impiegata in caso di referto radiografico dubbio (quando non si riesce a identificare con chiarezza la rima di frattura).
- Risonanza Magnetica e Scintigrafia ossea per individuare la presenza di una necrosi avascolare (ossia la morte del tessuto osseo dovuta a scarso o nullo afflusso di sangue) dell’astragalo.
L’accuratezza della diagnosi e della descrizione del quadro clinico, grazie all’impiego di questi mezzi di diagnostica per indagini, permette di descrivere al meglio il tipo di frattura. Da qui lo Specialista suggerirà l’approccio più adeguato per il singolo paziente, conservativo o chirurgico, e si sceglierà il miglior trattamento per evitare complicazioni.
La classificazione delle fratture dell’astragalo
La classificazione di Hawkins permette di distinguere quattro tipi di fratture del talo.
Hawkins 1: frattura composta, dove la rima di frattura non si è spostata dalla sua sede anatomica;
Hawkins 2: frattura scomposta, quindi spostata con lussazione/sublussazione dell’articolazione sotto-astragalica.
Hawkins 3: frattura scomposta con lussazione/sublussazione dell’articolazione sotto-astragalica e lussazione/sublussazione dell’articolazione talo-crurale.
Hawkins 4: frattura scomposta del collo con lussazione dell'articolazione talo-navicolare e talo-crurale.
Cause, segni, sintomi e complicazioni
Le cause delle fratture dell’astragalo sono principalmente due:
- traumi ad alta energia, tipicamente dovuti ad incidenti stradali o motociclistici;
- traumi sportivi dove sollecitazioni e impatti sulla caviglia sono frequenti e spesso imprevedibili (rugby; snowboard).
Per la sua posizione, l’astragalo è l’osso che trasferisce il peso dalla gamba al piede. Ecco perché la frattura avviene solitamente nella posizione in cui il piede si trova in dorsiflessione forzata (flessione del piede verso l’alto), atteggiamento che spinge l’astragalo contro la tibia in modo anomalo e deciso.
Identificare i segni e i sintomi delle fratture dell’astragalo permette di intervenire in tempo ed evitare gravi complicazioni (tra cui la necrosi avascolare di cui abbiamo già parlato). La presentazione clinica è quella tipica di un trauma: dolore, gonfiore, ematoma, rigidità, limitazione funzionale e difficoltà nella deambulazione, possibile deformità della caviglia e del piede.
In base ai segni e sintomi delle fratture dell’astragalo e alla classificazione secondo Hawkins, si prenderà in considerazione un intervento conservativo oppure una correzione chirurgica:
- in caso di frattura composta è necessario che il paziente mantenga immobilizzato il piede con il gesso o porti un tutore per 4/8 settimane, limitando il carico sull’arto interessato. Dopo rimozione del tutore o del gesso il paziente dovrà effettuare un ciclo di fisioterapia per recuperare il range di movimento (ROM, ovvero i normali movimenti articolari), rinforzare i muscoli stabilizzatori di caviglia (muscolo tibiale e muscoli laterali della gamba) ed effettuare esercizi neuromuscolari propriocettivi (volti al recupero della percezione del corpo nello spazio e dell’equilibrio);
- in caso di frattura scomposta è indicato un intervento chirurgico in seguito al quale il paziente dovrà effettuare una riabilitazione mirata.
Fratture astragalo: rimediare con la fisioterapia
I tempi di recupero in caso di intervento chirurgico possono variare dai 3 ai 6 mesi.
Il trattamento fisioterapico e la riabilitazione motoria sono fondamentali per ridurre il rischio di incorrere in eventuali complicanze, ripristinare il corretto movimento di piede e caviglia, ristabilire il fisiologico schema del passo e recuperare la corretta postura.
La riabilitazione comprende:
- esercizi mirati a prevenire la rigidità muscolare, recuperare il movimento articolare, la propriocezione e la forza muscolare, tramite:
- Rieducazione motoria passiva e attiva
- Rieducazione propriocettiva
- terapie fisiche:
- TECARTERAPIA che interviene efficacemente sull’infiammazione e favorisce la riparazione dei tessuti compromessi dal trauma
- LASERTERAPIA ad alta potenza che interviene per risolvere dolore e infiammazione
- MAGNETOTERAPIA che stimola la deposizione di nuovo tessuto osseo
- IDROKINESITERAPIA
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