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Frattura Tibia e Perone

Indice

  • Cos’è la frattura di Tibia e Perone
  • Sintomi
  • Diagnosi
  • Trattamento
  • Riabilitazione
  • Tempi di recupero

Prima di definire cos’è la frattura di tibia e perone descriviamo queste due ossa.

La tibia e il perone sono due ossa lunghe che vanno a formare lo scheletro della gamba; a livello prossimale (ossia nella parte più vicina allo scheletro del tronco) si articolano con il femore, e a livello distale (ossia nella parte più lontana dallo scheletro del tronco) con l’astragalo, contribuendo così a costituire rispettivamente le articolazioni di ginocchio e caviglia e svolgendo un ruolo importante nella locomozione.

Tra i due, la tibia è l’osso più voluminoso della gamba e ha la funzione di sostenere il peso del corpo dando inserzioni a muscoli e tendini, che vi sono appunto inseriti; rispetto al perone si trova medialmente, quindi all’interno; il perone è più sottile ed è situato lateralmente (all’esterno) ed è unito alla tibia tramite una struttura fibrosa chiamata membrana interossea.

Come tutte le ossa, anche la tibia e il perone possono andare incontro a fratture in seguito a traumi; la frattura della tibia è la più frequente per via della sua posizione. Tali lesioni sono solitamente causate da:

  • Incidenti stradali d’auto o moto
  • Infortuni sportivi (sci, calcio…)
  • Traumi diretti

Queste fratture generalmente vengono classificate in base a diversi fattori:

  • sede della frattura (terzo prossimale, quindi comprendenti il terzo della lunghezza dell’osso rivolto al ginocchio; terzo medio, quindi nella regione mediana dell’osso lungo; terzo distale, coinvolgenti il terzo della lunghezza dell’osso vicino all’articolazione della caviglia)
  • lo stato della cute (si dice esposta una frattura per cui si verifica la fuoriuscita dalla pelle dell’osso lesionato)
  • composta o scomposta (a seconda che i due segmenti ossei siano tra loro allineati, o meno)
  • rima di frattura (per la forma caratteristica dei segmenti ossei: può essere spiroide, trasversa o longitudinale)
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I sintomi

Il paziente presenta forte dolore, difficoltà nella deambulazione e nel carico sull’arto coinvolto, tumefazione e gonfiore.

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Come diagnosticare la frattura di tibia e perone

La diagnosi avviene tramite RX (per localizzare il tipo di lesione ed un eventuale coinvolgimento dell’articolazione di ginocchio o caviglia), TAC (si hanno informazioni più precise sulla frattura) o RMN (permette di valutare lesioni dei tessuti molli).

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Il trattamento

Il trattamento può essere di tipo conservativo o chirurgico, come segue:

  • il trattamento conservativo si riserva per le fratture composte di tibia e perone. Consiste nell’immobilizzazione dell’arto con gesso o con tutore per un periodo di tempo che varia tra le 3 /4 settimane durante le quali il paziente viene sottoposto a controlli radiografici per monitorare la formazione del callo osseo. Durante il periodo in cui il paziente ha l’arto ingessato, è consigliabile mantenere l’arto sollevato e senza carico. Inoltre, è consigliabile anche sottoporre il paziente ad una profilassi antitromboembolica
  • il trattamento chirurgico viene di solito suggerito per evitare una prolungata limitazione dell’attività del paziente e per ristabilire la corretta anatomia della tibia. A seconda del tipo di frattura l’ortopedico valuterà l’intervento in base alla gravità e alle caratteristiche della frattura utilizzando:
    • Chiodo endomidollare per la riduzione di fratture trasversali e oblique. In questo modo i due capi fratturati vengono riavvicinati attraverso un chiodo chirurgico all’interno della tibia;
    • Placche e viti applicate sulla superficie esterna dell’osso per la riduzione di fratture scomposte pluriframmentarie o bifocali e del terzo prossimale o distale;
    • Fissatori esterni per ridurre fratture esposte o fratture pluriframmentarie attraverso l’utilizzo di viti posizionate sopra e sotto la lesione collegate con un fissatore fuori dalla pelle.
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La riabilitazione

Il programma riabilitativo, oltre che alla tipologia di frattura ed alla sua sede, varia a seconda del trattamento chirurgico o conservativo per il quale si è scelto di procedere in accordo con il Medico Chirurgo.

Il percorso prevede varie fasi:

  1. la prima ha come obiettivo quello del controllo del dolore e dell’edema attraverso la terapia farmacologica e la terapia fisica come la tecarterapia, il laser yag, gli ultrasuoni, la magnetoterapia, le tens o l’osteotron in caso di ritardo di consolidazione. Si tratta di elettromedicali e ausili che verranno proposti di volta in volta al paziente in base allo specifico protocollo riabilitativo che dovrà affrontare.

Contestualmente si procede al recupero della mobilità completa delle articolazioni di caviglia e ginocchio.

  1. la seconda fase è incentrata sulla riabilitazione della funzionalità articolare e sul recupero della forza muscolare. Importanti saranno gli esercizi terapeutici di rinforzo dei muscoli stabilizzatori della caviglia (tricipite surale, tibiali anteriore e posteriore, peronieri) e la catena cinetica dell’arto inferiore. Fondamentale è, poi, la rieducazione propriocettiva, attraverso la quale, ottenuto un completo controllo propriocettivo dell’arto, si passa alla terza fase.
  2. Ultimo tempo riabilitativo, la terza fase consiste nel ritorno allo sport e alle normali attività quotidiane; si potrà tornare, finalmente, all’esercizio fisico prediletto, tanto a livello amatoriale quanto agonistico, lavorando sul gesto atletico nella globalità.
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Tempi di recupero

I tempi di recupero per una corretta deambulazione variano in base al tipo di frattura (es: composta o scomposta) e al tipo di approccio ortopedico (chirurgico o conservativo); in ogni caso non ci si deve aspettare un recupero prima di un mese dall’evento traumatico per rispettare i tempi fisiologici di formazione del callo osseo. Generalmente, una frattura di tibia e perone guarisce in 3/6 mesi, anche se le molte variabili proprie della lesione e dell’intervento scelto, assieme alle capacità di recupero del paziente, possono far diminuire considerevolmente la tempistica.

AUTORI

Giorgio Del Sole
Fisioterapista

Roberto Antonini
Fisioterapista

Claudia Sartini
Fisioterapista

Chiara Notargiovanni
Fisioterapista

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