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La riabilitazione della spalla con l’idrokinesiterapia: come funziona

Indice

  • Cenni storici sull’idrokinesiterapia
  • L’anatomia della spalla
  • Le cause dei dolori alla spalla
  • I benefici dell’idrokinesiterapia
  • Obiettivi della riabilitazione
  • Gli esercizi di riabilitazione

La riabilitazione della spalla tramite idrokinesiterapia è un percorso di cura piuttosto complesso. Prima di iniziare bisogna innanzitutto stabilire:

  • La causa del dolore alla spalla (tramite visita fisiatrica ed eventuali esami strumentali)
  • Quando iniziare la riabilitazione
  • Quale terapia usare (è sufficiente l’idrokinesiterapia o bisogna integrarla con altre terapie?)
  • I tempi di recupero (l’idrokinesi può ridurli?)

Cenni storici sull’idrokinesiterapia

Il primo utilizzo dell’idrokinesiterapia risale agli antichi Egizi, passando poi attraverso la cultura dell’antica Grecia fino ai Romani.

La terapia sparì nel corso del Medioevo per poi avere una seconda rinascita nella seconda metà del XVII sec. grazie a Sir John Floyer, medico inglese che pubblicò una serie di studi sull’uso di bagni caldi e freddi a scopo terapeutico, ripresi a distanza di qualche anno dal dott. Wright e dal dott. Currie per la cura del vaiolo (1779).

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L’anatomia della spalla

La regione della spalla comprende ben 5 articolazioni:

  1. L’articolazione scapolo-omerale
  2. Acromion-clavicolare
  3. Sterno-clavicolare
  4. Scapolo-toracica
  5. Sottodeltoidea

Tra queste, l’articolazione gleno-omerale (tra testa dell’omero e glena della scapola) permette alla spalla un esteso raggio di movimento. È stabilizzata da una capsula fibrosa e da un sistema muscolo-legamentoso chiamato cuffia dei rotatori. La cuffia è composta da quattro muscoli: sovraspinato (o sovraspinoso), sottospinato (o sottospinoso), piccolo rotondo e sottoscapolare

Ripartizione dei muscoli principali in rapporto al movimento dell’arto superiore

L’architettura anatomica del cingolo scapolo-omerale nel suo complesso rende possibile ripartire gli esercizi secondo la funzione muscolare.

Abduzione (elevazione laterale del braccio fino a 90°)

Collaborano il muscolo sovraspinoso, il muscolo deltoide, il più importante degli abduttori, il muscolo bicipite con il suo capo lungo.

Elevazione (elevazione laterale del braccio al di sopra dei 90°)

Prima che venga effettuata l’abduzione il braccio viene innalzato lateralmente dagli abduttori. Da questo punto interviene il muscolo dentato anteriore e il muscolo trapezio con una piccola rotazione della scapola.

Antepulsione (sollevamento verso l’avanti del braccio)

Collaborano il muscolo gran pettorale, il muscolo bicipite brachiale, il muscolo deltoide e il muscolo coracobrachiale.

Retropulsione (elevazione del braccio verso l’indietro)

Collaborano il muscolo grande rotondo, il muscolo gran dorsale e il muscolo deltoide.

Adduzione (avvicinamento del braccio verso il corpo)

Collaborano il muscolo gran pettorale, il muscolo grande rotondo e il muscolo bicipite attraverso l’azione del capo breve.

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Le cause dei dolori spalla

Il dolore alla spalla può scaturire da diverse cause ma spesso è sintomo di un trauma articolare come ad esempio una contusione, una distorsione, una lussazione o una frattura. Oltre che da queste problematiche, il dolore alla spalla può dipendere anche da un’infiammazione come l’artrite o da una patologia come ad esempio l’artrosi.

Le cause principali di questi dolori possono essere:

  • Fratture clavicolari
  • Lussazioni
  • Tendiniti
  • Sindromi da conflitto
  • Sindrome spalla congelata
  • Lesioni della cuffia dei rotatori
  • Lesioni del capo lungo del bicipite
  • Fratture dell’omero
  • Protesi di spalla
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I benefici dell’idrokinesiterapia sulla spalla

L’idrokinesiterapia ha il vantaggio di permettere al paziente di cominciare con largo anticipo la terapia, grazie all’effetto microgravitario (galleggiamento) offerto dall’acqua.

Iniziare precocemente la terapia significa per il paziente ridurre i tempi di recupero e percepire meno dolore: due benefici che rendono l’idrokinesi una terapia molto richiesta.

Un altro beneficio risiede nella temperatura dell’acqua (32°-34) che aiuta il rilassamento muscolare e globale del paziente.

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Obiettivi della riabilitazione della spalla con idrokinesiterapia

  • recupero dell’articolarità,
  • miglioramento del tono e del controllo neuro-muscolare,
  • recupero della coordinazione generale,
  • recupero propriocettivo,
  • riduzione di eventuali aderenze cicatriziali
  • miglioramento vascolare.

Inoltre grazie all’idrokinesiterapia si può agire sulla spalla dolorosa o rigida senza però andare in conflitto con le indicazioni del chirurgo ortopedico, eliminando movimenti come l’abduzione, le trazioni e le resistenze della spalla.

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Gli esercizi di riabilitazione della spalla con idrokinesi: come funzionano

  1. Prima fase: recupero rom (Range of Movement) articolare
  2. Seconda fase: recupero tono muscolare
  3. Terza fase: trofismo muscolare e recupero gestualità

Bisogna ricordare che in caso di riabilitazione post-operatoria il paziente inizierà il lavoro in acqua con le ferite in avanzato stadio di cicatrizzazione e senza punti di sutura.

Il lavoro deve essere sempre svolto con le spalle immerse in acqua al fine di godere dell’effetto termico e quindi permettere un rilasciamento neuro-muscolare. Inoltre, durante le fasi di riabilitazione il paziente svolgerà gli esercizi nelle seguenti posizioni:

  • Verticale
  • Orizzontale prona/supina
  • Seduta
  • In galleggiamento
  • In apnea

  1. Rilassamento muscolare indotto durante la marcia, che si svolgerà in avanti, indietro, lateralmente ripristinando la FLESSO-ESTENSIONE in rapporto alla deambulazione e l’ABDUZIONE-ADDUZIONE delle braccia e gambe durante un semplice spostamento laterale.
  2. Flesso-Estensioni con entrambi gli arti superiori, mani a taglio, in direzione avanti e indietro. Alterneremo questo esercizio con la pronazione e la supinazione delle mani , per riequilibrare la coordinazione radio e ulna, tra loro ed in rapporto all’epifisi distale dell’omero. Importante ricordare al paziente di mantenere o raggiungere, senza ulteriori compensi, un’angolazione di 90° in rapporto al tronco.
  3. Abduzione-Adduzione mantenendo il dorso in appoggio alla parete, ricercando in fase di apertura delle braccia (inspirazione), il contatto della parete con il dorso delle mani, viceversa in chiusura il palmo rivolto verso il basso (espirazione).
  4. Bastone portato avanti e indietro, sul piano sagittale; dal basso verso l’alto in direzione laterale, disegnando un semicerchio e sulla superficie dell’acqua sul piano orizzontale avanti-indietro.
  5. Rotazione in entrambi i versi e sollecitando la respirazione forzata, sia in inspiro che in espiro, proiettare le spalle verso l’alto e verso il basso.
  6. Palette per avere un leggero appoggio sulla superficie, senza stressare l’articolazione gleno-omerale e acromion-clavicolare, durante la flessione frontale dei gomiti, con avvicinamento scapolare.
  7. Acqua bassa tavoletta propriocettiva, basculaggio del bacino, lateralmente (destra-sinistra), avanti-indietro, quindi sul piano sagittale e frontale, mantenendo le mani in appoggio sul tubo galleggiante o su qualsiasi altro ausilio che dia modo al paziente di mantenere le spalle rilassate.

  1. Riscaldamento muscolare svolto nella prima fase, con l’aggiunta della palette e successivamente di piccoli galleggianti.
  2. Abduzioni-adduzioni sul piano frontale, retroversione del bacino e leggera flessione delle ginocchia, per mantenere il cavo ascellare, o ancor meglio, entrambe le spalle immerse. Anche in questo caso, alterneremo la pronazione e la supinazione, facendo attenzione all’estensione dei gomiti.
  3. Apertura singola ed alternata, associata alla rotazione della cervicale e della dorsale (gabbia toracica-emicupola diaframmatica), disegnando un semicerchio, che aiuterà il paziente nell’apertura dell’emilato compromesso. La respirazione dovrà seguire la giusta coordinazione, in rapporto al gesto motorio. Il bacino non dovrà subire alcuna torsione e si chiederà al paziente di mantenere l’ombelico rivolto in avanti.
  4. Abduzioni ed Elevazioni da prono e supino con galleggianti (offrire sempre una resistenza adeguata).
  5. Incremento delle escursioni articolari nell’extrarotazione ed intrarotazione associate ad elevazione e flessione.
  6. Attività propriocettiva, attraverso affondamento e controllo degli ausili di cui dispone la piscina.
  7. Esercizi con elastici.
  8. Rinforzo muscolare attraverso attività di galleggiamento e di cambi posturali.

  1. Ripetizione per il riscaldamento di tutti gli esercizi svolti in tutte le direzioni nelle posizioni già descritte.
  2. Rinforzo della stabilità articolare in intrarotazione ed extrarotazione con ausilio di galleggianti.
  3. Nuotate a stile libero e dorso
  4. Rinforzo muscolare con braccia sopra la testa, da prono, supino e successivamente, se possibile, in apnea.
  5. Propriocettiva con palla, tavoletta, bastone con galleggianti o altri ausili galleggianti, affondamento e controllo.
  6. Esercizi di simulazione del gesto motorio e sportivo.

Durante tutte le fasi è molto importante coordinare e associare la respirazione diaframmatica a qualunque tipo di movimento svolto dal paziente. Lavoreremo sempre su entrambi gli arti superiori e dove l’esercizio richiederà un movimento singolo sarà opportuno e corretto anticiparlo con l’arto controlaterale sano. Questo ha un significato ben preciso a livello neurologico, perché il cervello metterà in protezione l’arto traumatizzato perdendo il gesto automatico e la sua coordinazione, singola e con l’intero corpo.

Questo protocollo è soltanto un’indicazione di massima e come tale va presa.

Troppi parametri dovrebbero essere presi in considerazione per una buona personalizzazione di un programma terapeutico; quest’ultimo potrà variare, a partire dai tempi di applicazione fino al numero delle sedute e in base alla capacità acquatica intrinseca del paziente.

AUTORI

Federica Fabrizi
Dott.ssa in Scienze Motorie
Idrokinesiterapista
Osteopata

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