Avete presente quando l’autoritaria figura dentro il camice bianco vi dice: «Lei è evidentemente allergico al latte, e altrettanto evidentemente dobbiamo ricorrere alle prove VEGA, ALCAT, VATTELAPESCA per confermare tale evidenza»? Oppure: «Lei è chiaramente intollerante ai farinacei, ma farei un test EAV, SARM, CISL, UIL e CGIL»?
E voi vi fidate (perché che cosa altro dovreste fare: ipse dixit!) e vi avventurate nella perigliosa landa dei test di intolleranza – dai nomi che sembrano sigle di sindacati ucraini – in certe farmacie o erboristerie.
E allora afferrate cilindretti di metallo o boccette contenenti sostanze mistiche e attendete il verdetto per verificare che il cappuccino del mattino e la mezza fetta di pane a pranzo siano effettivamente i responsabili di quei chili di troppo. Non le tre zollette di zucchero con cui dolcificate la colazione, non la cocotte 15×15 di formaggio filante con cui accompagnate il pane del pranzo, insieme a un pugnetto di cicoria ben ripassata in due dita di olio “buono” e un gelatino, visto che è già estate, in barba al Piatto della Salute.
E chi se lo sarebbe mai immaginato? L’autoritaria figura dentro il camice bianco ci aveva visto giusto: dai test risultate intolleranti a tofu grigliato, ceci in salamoia, sgombro a filetti, pasta di semola di grano duro antico Senatore Cappelli (che antico non è, come abbiamo imparato qui), cialde del gelato alla nocciola, orsetti gommosi millegusti e ovviamente latte e farinacei.
Ecco finalmente i responsabili di quella non voluta e mal gestita rotondità addominale… o forse no?
Intolleranze e allergie: come reagisce il nostro corpo?
Dopotutto, mangiare è davvero un rischio: la reazione avversa al cibo è dietro l’angolo e allunga la sua ombra oscura su ogni possibile manicaretto.
I disturbi riferiti all’ingestione di un determinato alimento, che non siano infezioni o tossinfezioni o contaminazioni da sostanze nocive, possono scatenare delle vere e proprie allergie, ovvero reazioni immunologiche ad alcuni loro componenti, gli epitopi, che generano la produzione di anticorpi da parte dell’organismo.
Gli anticorpi prodotti sono di due classi:
- IgE quando la risposta immunitaria avviene entro pochissimo tempo dall’ingestione del cibo incriminato e i sintomi sono solitamente vomito, orticaria, prurito, asma e difficoltà respiratorie fino al grave shock anafilattico
- IgG, e in questo caso i sintomi appaiono dopo diverso tempo, anche dopo giorni, e sono di carattere variabile, ma per lo più manifestazioni correlate ad alterazioni della corretta funzionalità del tratto gastroenterico (povera flora microbica residente).
Intolleranze alimentari: perché sono diverse dalle allergie e perché non hanno legami con l’aumento di peso
Escluse le reazioni tossiche e le reazioni non tossiche ma immunomediate, restano le intolleranze alimentari: termine spesso confuso nel linguaggio comune con le assai più pericolose reazioni allergiche, di cui sopra.
Le intolleranze alimentari non coinvolgono il sistema immunitario, ma sono piuttosto dovute o a carenze di enzimi specifici che servono a digerire i cibi che scegliamo per la nostra tavola (enzima lattasi e lattosio nel caso del latte, di cui abbiamo parlato in questo articolo), o a un effetto tossico-farmacologico di qualche sostanza contenuta nell’alimento stesso (solfiti, coloranti, additivi chimici).
E no: non fanno ingrassare!
In figura: schema di classificazione delle reazioni avverse agli alimenti basato sui meccanismi patologici che le determinano EEACI (Modificato da Boyce J. A. et al, 2010, per il Position Statement su: Allergie, intolleranze alimentari e terapia nutrizionale dell’obesità e delle malattie metaboliche, 2016).
E poiché i dati non si fanno intimidire da chi a questa affermazione storce il naso e spergiura che in ogni famiglia della sua palazzina conosce almeno una persona intollerante/allergica che per questo motivo non riesce a scendere di peso, è bene portare all’attenzione del consumatore la “vera” verità:
Le recenti indagini epidemiologiche accreditate scientificamente riportano che le vere allergie (mediate da anticorpi) sono all’introno all’1-4% degli adulti, mentre le intolleranze alimentari sono circa il 10%. Negli ultimi 20 anni però la loro incidenza, sembra essere raddoppiata. Secondo uno studio fatto in Germania nel 2000 la prevalenza di ogni tipo di reazione avversa al cibo, riferita dal campione di popolazione adulta studiata era del 34,9%, ma questa percentuale calava al 3,7% quando veniva posta una diagnosi corretta. In base a una statistica comparativa effettuata sempre in Germania nel 1998 l’incidenza di reazioni avverse al cibo era del 2,6%.
Come dite? Molti meno intolleranti del previsto?
Beh, se da un lato ci si potrebbe aspettare una sottostima delle diagnosi perché ancora non è stato elaborato un test che consenta di diagnosticare queste reazioni avverse in modo ripetibile e sensibile, sappiamo anche che non tutti i sintomi lamentati a seguito di una scorpacciata, chessò, di cipolle borettane e peperone crusco e carni di spalviero euroasiatico, possono essere riferiti a un’intolleranza alimentare.
D’altra parte non esiste un marker unico per diagnosticare queste reazioni avverse agli alimenti e il ricorrere a test come il DRIA, analisi del capello, pulse test, mineralogramma e quant’altro, non è certo una prassi scientifica corretta.
E come la mettiamo con chi ha tolto dalla propria dieta il latte e pane e sostiene di essere dimagrito con anche un evidente miglioramento di quella stanchezza, mal di testa, abulia, manifestazioni cutanee che avevano preso il sopravvento e lo rendevano uno straccio per pavimenti a fine giornata?
Prossimamente la risposta a questa domanda, ma che sia chiaro: assumere un cibo per il quale risultiamo intolleranti non comporta un aumento di peso e il privarsi dello stesso non consente di dimagrire se non cambia il nostro stile di vita (lo avete già compilato il nostro test sull’attività fisica?).
Intanto, se volete avere qualche argomento in più con il vostro amico intollerante che beneficia di un dimagrimento eccelso, provate a leggere qui.
Nota a piè pagina:
Non tutti i test che ho elencato in questo appuntamento divulgativo sono sigle vere. 10 punti a che indovina i 4 nomi aggiunti al mucchio, anche se mi rendo conto sia davvero impresa ardua!
Bengtsen, U, Hanson L. A., Ahlstedt, S. 1996. DOubel blind, placebo controlled food reactions do not corrrelate to IgE allergy in the diagnosis of staple flood related gastrointestinal symptoms. Gut; 39:130-5.
Lack, G. 2008. CLinical practice. Food allergy. N Engl J Med; 359(12)1252-60.
Skipala, I. 2011. Adverse Food Reactions – An Emerging Issue for Adults Journal of the American Dietetic Association Volume 111, Issue 12, pages 1877-1891.
Zuberbier, T., Edenharter, G., Worm, M. Ehlers, I., Reimann S., Hantke, T., Roehr, C. C., Bergmann, K. E., 2004. Prevalence of adverse reactions to food in Germany – a population study. B. Allergy; 59(3):338-45.