Le patologie del rachide
Diagnosi e terapia delle lesioni che colpiscono le parti più mobili della colonna vertebrale
Tutti i tipi di sport, sia quelli da contatto sia quelli individuali, possono causare lesioni da sovraccarico del rachide. Queste lesioni all’inizio procurano solo un danno funzionale, ma nel corso del tempo possono causare delle patologie soprattutto perché portano alla disidratazione del nucleo polposo. Tutte le regioni del rachide quindi possono essere colpite, ma a risentirne di più sono soprattutto la zona cervicale e quella lombare perché sono le parti più mobili della colonna.
Il rachide
l rachide ha sostanzialmente tre funzioni principali: statica, di movimento delle singole unità funzionali e di protezione del midollo in esso contenuto. L’unità funzionale del rachide è costituita da due vertebre contigue e da strutture di stabilizzazione e di assorbimento dei carichi. A quest’ultima funzione è deputato il disco intervertebrale, formato da un anello fibroso esterno e da un nucleo polposo interno costituito da un gel molto idratato. Questo gel è incomprimibile e trasmette le sollecitazioni meccaniche soprattutto all’anello periferico, che si deforma in seguito alle sollecitazioni; grazie però alla ricchezza di fibre elastiche riprende la sua forma spontaneamente.
Le lesioni del rachide
Tutte le conseguenze sulla motilità
La colonna cervicale consente tre tipi di movimento: flessione, estensione e rotazione. Questi tre movimenti sono importanti per esempio nel golf, perché sono necessari a una buona connessione tra occhio e palla del giocatore, e permettono di compiere correttamente uno swing.
Per quanto riguarda invece la zona lombare più colpito è il passaggio dorso-lombare in cui si ha l’unione tra il rachide dorsale (praticamente immobile) e il segmento lombare (molto mobile). In quest’ultimo caso si parla di sindrome della cerniera dorso-lombare che si verifica soprattutto negli sportivi impegnati in attività caratterizzate da rotazioni del tronco e dalla sua estensione come nel golf, nel tennis o nel salto.
Nelle lesioni da sovraccarico in flessione e in rotazione la sede della lesione è localizzata nella porzione anteriore della vertebra, con interessamento del disco e dei legamenti longitudinali; si verificano anche fenomeni degenerativi progressivi che possono portare alla disidratazione del nucleo e alla sofferenza della porzione elastica dell’anello fibroso.
Le sollecitazioni in estensione, invece causano sovraccarico a livello dell’arco vertebrale, delle faccette articolari e dei processi spinosi. La sintomatologia è caratterizzata da rigidità del rachide, contratture antalgiche più o meno simmetriche a livello della zona colpita, posture scorrette, dolore spontaneo o provocato dal movimento e dalla pressione sulla muscolatura paravertebrale. A queste consegue impotenza funzionale fino a un vero e proprio blocco della motilità che a livello della zona cervicale può causare un torcicollo; a livello lombare, invece, i sintomi possono evolvere anche in lombosciatalgie.
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Molto utili le radiografie e la risonanza magnetica
La diagnosi si basa sull’obiettività clinica che deve escludere patologie strutturali del rachide, indagare la sintomatologia con test clinici e ricercare un’eventuale sintomatologia radicolare associata. Possono essere necessarie indagini strumentali mirate come la radiografia del rachide in toto in ortostatismo, in due proiezioni o con proiezioni dinamiche in massima estensione e massima flessione.
Può essere utile una risonanza magnetica nucleare che dà informazioni sullo stato dei dischi intervertebrali, dei corpi vertebrali, delle strutture legamentose e delle radici nervose.
La terapia
Il recupero della mobilità e della forza
La valutazione integrata dei dati anamnestici, clinici e strumentali offre la possibilità di fare una diagnosi e avviare un percorso terapeutico e riabilitativo specifico per ciascuna patologia. Il trattamento ha come obiettivo primario l’eliminazione del dolore, per poter attuare il recupero della mobilità e della forza.
La terapia farmacologica con FANS o inibitori della COX-2 in fase acuta si è dimostrata efficace, tuttavia questi farmaci presentano una serie di effetti sistemici avversi, quindi cui devono essere usati per breve tempo. Utile è anche l’uso di miorilassanti e di tecniche fisioterapiche ad azione antalgica. Può avere un buon effetto anche la mesoterapia. Dopo che è stato ridotto o eliminato il dolore si procede con tecniche di rilasciamento muscolare e il ripristino della postura corretta.
CHIAMA ORA!La riabilitazione con tecar e laser
Per un’azione antiflogistica e una stimolazione del metabolismo cellulare
La fisioterapia può apportare dei benefici importanti alle rachialgie e permettono innanzitutto di eliminare l’infiammazione in una prima fase riabilitativa. In questa fase sono molto utili le terapie fisiche come la tecar e il laser, mirate a una azione antiflogistica e a una stimolazione del metabolismo cellulare.
1ª fase
La prima fase della riabilitazione ha lo scopo di indurre un effetto termico e meccanico, in quanto induce il paziente alla produzione del calore endogeno cui consegue un aumento della microcircolazione locale e quindi un miglioramento della mobilità dei tessuti. Allo stesso modo, anche il laser risulta particolarmente indicato per le patologie da sovraccarico funzionale, perché produce degli effetti antiflogistici e favorisce un miglioramento degli scambi metabolici del tessuto cellulare ai quali consegue un effetto antalgico.
In questa prima fase riabilitativa è importante accompagnare le diverse terapie fisiche a una massoterapia dei muscoli paravertebrali per ridurre le tensioni muscolari e ripristinare il microcircolo sanguigno. Oltre alla massoterapia è consigliata una cauta mobilizzazione vertebrale per eliminare i conseguenti blocchi articolari a livello della colonna.
2ª fase
Una volta eliminato il dolore, la fisioterapia mira a ristabilire le corrette lunghezze muscolari con una rieducazione individuale che serve a ripristinare una corretta biomeccanica articolare e la tonicità posturale.
In questa fase è importante introdurre esercizi di rinforzo del “core”, ovvero della parete addominale che gioca un ruolo fondamentale nella stabilizzazione del rachide. Infatti, in relazione alla propria collocazione topografica, i muscoli addominali condizionano in maniera importante la mobilità vertebrale soprattutto del tratto lombare. Essi agiscono da stabilizzatori della colonna con un’azione sinergica alla muscolatura rachidea: ne condizionano la biomeccanica e quindi il gesto atletico. È quindi necessario lavorare in maniera complementare sul rinforzo dei muscoli stabilizzatori della parete posteriore e anteriore della colonna, in modo da garantire una protezione dei dischi intervertebrali continuamente sollecitati.
Al termine di questa fase l’atleta può iniziare la fase di riatletizzazione che lo preparerà a tornare alla pratica sportiva.
SCRIVICI SU WHATSAPP!La riatletizzazione dopo le rachialgie
Il caso del golf
Per performare nel golf è consigliata una programmazione individuale di allenamento focalizzata sullo sviluppo armonico ed equilibrato di tutte le principali qualità fisico-atletiche: dalla resistenza alla forza, dalla velocità del gesto alla flessibilità.
La preparazione deve prevedere uno sviluppo di tutta la muscolatura moderato e bilanciato: un lavoro troppo incentrato su forza e ipertrofia, infatti, potrebbe risultare controproducente perché lo sviluppo di grandi masse muscolari può andare a discapito dell’efficacia del gesto, della flessibilità e della sensibilità nelle rotazioni del corpo.
Torna a ottenere uno swing efficace!
I punti fondamentali del recupero
1 Il rinforzo dei muscoli addominali
La muscolatura addominale, soprattutto a livello degli obliqui, è fondamentale per dare luogo alle torsioni del busto. Per ottenere uno swing efficace e preciso, gli arti inferiori vanno potenziati ed elasticizzati. Per quel che riguarda le braccia, invece, sono decisivi il tricipite e i muscoli dell’avambraccio per garantire solidità e controllo per colpire la palla; a loro volta trapezio, deltoidi e romboidi sono chiamati in causa nel gesto di portare il bastone verso l’alto durante la fase “positiva” dello swing.
Lo swing è un gesto tecnico complesso caratterizzato da una sequenza motoria multi articolare finemente coordinata, che si sviluppa su diversi piani e assi di rotazione. Durante lo swing le braccia si muovono poco, servono principalmente a guidare il bastone e trasferire l’azione sviluppata attraverso la rotazione del corpo.
Lo swing non è un gesto che richiede un grande quantitativo di forza, ma al contrario è necessario un grande controllo motorio: di conseguenza le capacità coordinative sono i presupposti fondamentali per l’esecuzione di un buon movimento. Per questo va data importanza all’allenamento delle capacità di equilibrio statico e dinamico, di coordinazione oculo-manuale e di mobilità articolare associate allo sviluppo di forza di tipo esplosivo-elastica.
Di conseguenza, le capacità coordinative e di controllo motorio hanno un valore di primaria importanza rispetto alle capacità condizionali che completano il panorama delle capacità motorie del golfista e in questo quadro assume un ruolo fondamentale il rinforzo del core.
2 Il programma di core training e core stability
Nel golf è fondamentale la capacità di mantenere in ogni istante del movimento un ottimo asse di rotazione del corpo e il core, che è una sorta di cintura naturale formata da un insieme di muscoli che fa sì che il movimento risulti stabile e coordinato.
Vanno in particolare potenziati i muscoli trasverso dell’addome, gli obliqui, il retto dell’addome, il multifido, i muscoli del pavimento pelvico e il diaframma con un programma di core training e core stability.
Fondamentali, non solo nella parte inferiore del corpo, i muscoli intrarotatori e extrarotatori indispensabili nella stabilità del colpo e della posizione.
3 Il recupero della flessibilità
La flessibilità è sicuramente la qualità più importante per un giocatore di golf (fonte: Bagnoli G., “Golf”, ed. Giunti, 2006). La componente asimmetrica del gioco e la natura ripetitiva del gesto rischiano col tempo di usurare tendini, articolazioni e muscolatura: per questo il mantenimento del trofismo muscolare e di una buona flessibilità può prevenire eventuali fenomeni di usura.
La flessibilità è una qualità che può essere migliorata con un valido e costante programma di allenamento, con risultati significativi in tempi relativamente brevi. La regolare pratica di esercizi di stretching e di mobilità articolare, oltre a prevenire gli infortuni, può agevolare un incremento della performance grazie soprattutto alla maggiore ampiezza e fluidità del gesto atletico.
Il TRX: un sistema di allenamento in sospensione
Molto usato è il TRX, sistema d’allenamento in sospensione, che permette con due semplici fettucce regolabili in lunghezza di allenare in modo efficace la mobilità articolare, l’equilibrio, il gesto atletico e l’efficacia dello swing.
In ogni caso anche il giocatore di golf a livello amatoriale dovrebbe dedicare al miglioramento della condizione fisica almeno 3 o 4 giorni alla settimana, con l’uso di pesi liberi ed elastici, a discapito delle macchine da palestra spesso troppo vincolanti per le articolazioni e troppo lontane dalla biomeccanica del gesto di gara.
L’allenamento auxotonico: un training funzionale
Nell’ambito degli allenamenti riabilitativi, l’allenamento auxotonico come allenamento funzionale si sta facendo sempre più strada tra professionisti e non. La contrazione auxotonica è una contrazione progressiva che realizza un allenamento con carico progressivo.
Molta importanza in questo contesto è data all’allenamento con resistenza elastica. L’elastico aiuta e segue la contrazione muscolare enfatizzando la fase di accelerazione e decelerazione del gesto motorio. Infatti, nel caso di un allenamento auxotonico, la contrazione concentrica per avviare il movimento sviluppa la massima capacità di carico e incide sul miglioramento della potenza muscolare. La fase eccentrica, cioè di ritorno dell’elastico precedentemente stirato, deve sempre essere controllata e gestita con consapevolezza in modo tale da allenare sia i muscoli motori che i muscoli stabilizzatori del corpo, qualità fondamentale per la massima resa del gesto atletico, in particolare dello swing.
CHIAMA ORA!Il programma di allenamento e prevenzione ideale per chi fa golf, in sintesi
Per concludere, un ottimo programma di allenamento e prevenzione per il golf dovrebbe essere strutturato in questo modo:
- Riscaldamento con esercizi preparatori, mobilità articolare e allungamento
- Rinforzo generale preferendo esercizi con resistenza elastica
- Rinforzo del core
- Esercizi di controllo statico e dinamico del corpo in particolare nelle rotazioni su più assi e piani di movimento
- Esercizi funzionali che si avvicinino al gesto specifico di gara
- Esercizi di stretching e scarico della colonna.
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